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venerdì 26 aprile 2013

Le indignate, giovani speranze del PD

Durante l'ultima puntata di Piazza Pulita, si discuteva dello stato di salute del Partito Democratico. I recenti travagli parlamentari per l'elezione del Presidente della Repubblica hanno definitivamente immortalato en plein air quante e quanto croniche e meschine contraddizioni covino dentro il PD. Il PD è un partito-mutandone; come nelle mutande di Eta Beta, ci trovi dentro di tutto di più, opposti compresi, tenuti insieme dallo sputo di reciproche convenienze di potere, raggrumate intorno a generiche parole quali "sociale", "democratico", "solidale", "progressista".

Erano ospiti dei giovani militanti, indignati per il comportamento ambiguo di parlamentari e gruppo dirigente.
A un certo punto una ragazza di una sezione ha voluto esternare il proprio disappunto per l'atteggiamento della senatrice Anna Finocchiaro, sorda alle invocazioni della piazza. Qualche sera prima, davanti ai manifestanti della base del proprio partito che invocavano il voto a favore di Rodotà, la senatrice si era lasciata sfuggire un “Ma cosa vogliono questi signori? La base? Non l’ho sentita.”.
È chiaramente infelice l'atteggiamento strafottente della Finocchiaro, ma, in un certo senso, lei e molti altri parlamentari PD, andrebbero ringraziati per l'opportunità che offrono ai militanti: ti obbligano ad aprire gli occhi, tenendoteli aperti con gli stuzzicadenti da Arancia Meccanica, sul lungometraggio di cosa sia il PD, questo PD; sempre che non si voglia far finta di niente, negando l'evidenza.

Allo sdegno (francamente, un poco da candido boy scout) della giovane militante/elettrice PD, ha replicato Alessandro Sallusti, presente in studio: Ma di cosa vi lamentate? Un parlamentare deve assumersi la responsabilità di svolgere il proprio mandato senza lasciarsi influenzare dai tweet o dai cori di piazza. Inoltre, quelli di cui vi lamentate li avete scelti voi, e li conoscevate già da anni. Non li avete eletti sei anni fa. Bersani lo avete scelto tre mesi fa, la Finocchiaro cinquanta giorni fa. Che idea avete della democrazia rappresentativa? Non si può passare ogni giorno della legislatura in assemblea permanente nelle piazze per condizionare il voto dei parlamentari cui avete delegato fiducia e assunzione di responsabilità.

Su questo, la penso come il direttore de il Giornale. Non penso che la soluzione per uscire dalla Repubblica delle Banane consista nel passare al Mercato delle Vacche, dove chi grida più forte la vacca è sua.
Certo, intuitivamente si può avere sentore che ci sia indignazione per la rielezione di Napolitano, ma non si può pretendere che venga preso come dato reale complessivo, lo sdegno di una piazza. Sganciamoci dall'episodio specifico e guardiamo il metodo: sarebbe un modus indignandi che premia, sempre e comunque, chi scende a protestare, a discapito di molti altri che non protestano, avendo disciplinatamente, liberamente, dato mandato. È scomodo dirlo quando l'indignazione è sacrosanta, ma un metodo non può valere solo quando fa comodo. Con lo stesso metodo cinquecento militanti di Forza Nuova, assembrati davanti al Parlamento, potrebbero pretendere che venga presa per buona la loro affermazione, come voce di un intero popolo, che l'Italia tutta vuole il fascismo. È molto tentatrice ma al contempo molto traditrice la sirena della reductio ad absurdum: "la Piazza è il Paese=la Piazza vuole=il Paese vuole".
Sta prendendo piede anche la versione digitale: "Twitter è il Paese=Twitter vuole=il Paese vuole".

Sarebbe sufficiente che io organizzassi dieci pullman, mandassi mille persone a manifestare davanti Montecitorio con le bandiere del PD e faccio eleggere presidente il portinaio del mio stabile, dacché i parlamentari PD sarebbero in dovere di tener conto della volontà popolare di piazza Montecitorio. Grillo del resto sta già cercando di fare lo stesso, e, qualora ottenesse la maggioranza assoluta in Parlamento, la sua agorà digitale potrebbe fare eleggere presidente il suo autista personale, grazie a poche migliaia di voti. Nella modalità di democrazia umorale della volontà di piazza, l'alzata di voce di qualche centinaio di manifestanti avrebbe più peso del silenzioso voto espresso da milioni di cittadini.

Tanto più che qua non stiamo a fine legislatura, non c'è l'ipotesi di una rappresentanza parlamentare ormai resa inaffidabile dal trascorrere degli anni. Qua siamo andati a votare un mese fa. I parlamentari hanno un freschissimo tagliando di rappresentanza.
Invece di lamentarsi dopo, assembrandosi in una piazza a un mese dalle elezioni, sarebbe davvero più utile e serio prestare più attenzione prima a chi concedere fiducia e dare mandato parlamentare. Ad esempio si potrebbe cominciare col rifiutare di votare candidati stranoti e non graditi e pretendere che Primarie di coalizione e Primarie dei parlamentari vengano fatte con modalità tali da non essere una palese presa per i fondelli degli elettori. Ha del ridicolo tapparsi da anni il naso, anche di fronte all'ultimo listino bloccato di nomi del Segretario, con parlamentari mandati a farsi eleggere in regioni più convenienti, e poi, a cose fatte, scoprire di avere il nasino così sensibile alle porcate.

Gli elettori del Movimento Cinque Stelle sono forse gli unici "autorizzati" a far sentire la propria voce, visto che per loro i parlamentari sono dichiaratamente dei semplici portavoce, in attesa di ricevere istruzioni di giorno in giorno, in uno stato di permanente megafonismo di piazza in autogestione privatistica. Agli elettori del PD, di qualunque età, non è concesso nemmeno l'alibi di non sapere con chi avessero a che fare. Se si sta zitti e si va a votarli comunque, come pecoroni, cosa vi fa pensare che, dopo, i lupi scaltri tengano in considerazione il vostro belato sdegnato? Non solo sbranano e pappano la vostra fiducia, ma si divertono pure a infinocchiarvi, strafottenti.

Adesso i predatori ve la stanno offrendo su un piatto d'argento l'opportunità di sbarazzarvene. Provate a ripartire da Debora Serracchiani, oppure individuate chi volete/sapete voi, non state a indignarvi in un talk show. Fate il congresso, esigete il congresso. Incalzate i soliti vecchi noti, individuate chi non merita di rappresentarvi, esigete risposte. Ma prima ancora abbiate ben chiaro chi siete e cosa volete, che cosa debba essere un partito progressista, se siano conciliabili oppure ossimori, concetti come "cristianesimo sociale" e "diritti civili dei gay". A quel punto non dovete accontentarvi. Dove sta scritto che il PD debba essere "uno solo"? Ognuno dovrà riunirsi sotto insegne di valori condivisi e fondanti.
Lasciatele a Bersani patetiche e sterili dichiarazioni, ancora l'altro ieri, di un tenore da far cascare le braccia: "Senza PD il Paese non va da nessuna parte".
No! È senza il Paese che il PD non va e non deve poter andare da nessuna parte, non deve andarci manco se volesse, la dirigenza di questo PD.

Esigete di votare (qua sì per alzata di mano, che il filtro preventivo consiste nell'essere un serio tesserato che vuole fare politica e che partecipa a un congresso). Sfiduciateli. Non dovete farvi bastare che scendano dal palco della direzione per accomodarsi in platea. In una azienda privata l'amministratore che sbaglia viene licenziato, non trova sistemazione nell'ufficio accanto.
Licenziateli, prendete il loro posto. Mostrate loro l'uscita e se non la trovano ce li accompagnate.
E se non se ne vanno, andatevene voi in un altro partito. Sarete pochi? sarete molti? Non è questo il punto.
Il punto è: sarete tra consimili, ognuno con ovaie e testicoli dentro le proprie mutande, senza più un mutandone di Eta Beta come partito.

K.

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