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mercoledì 8 maggio 2013

PD, la catapecchia del bene comune

A qualunque livello dell'esistenza, qualsiasi crisi reca sempre al proprio interno delle opportunità di consapevolezza. Poterle, saperle, volerle cogliere non sono invece certezze garantite. Ed è qua che, politicamente parlando, cominciano e persistono i guai del Partito Democratico. Cominciano nei giorni critici delle votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. O, per meglio dire, dopo anni di comode scappatoie dall'evidenza dei fatti, finalmente si palesano a prova di negazione. Ma è nella mancanza di presa d'atto della gravità della crisi, che il guaio del PD si perpetua, si consolida, si fa cronico e patologico, tignosamente avvinghiato, con rinvigorita resistenza, alle proprie miserie.

Una crisi (individuale, sociale, politica, economica) diventa grave solo quando non se ne esce. Un guaio diventa serio quando, invece di porvi rimedio costruendo solide, nuove alternative, ci si preoccupa unicamente di correre ai ripari, erigendo delle tettoie con i resti di qualche parete crollata, cercando di puntellare la baracca, coprire le crepe con un collame di pessima qualità, fatto di argomentazioni sguaiate e memorie corte d'autoassoluzione.

Capita così che durante la puntata di In Onda di sabato scorso, la deputata PD Simona Bonafè, invitata a dare il proprio parere sui malumori delle correnti interne al suo partito, come prima cosa reputi importante negare l'evidenza: all'interno del PD non ci sono spaccature e nemmeno correnti; ci sono, tutt'al più, differenti sensibilità. Il tutto detto con un generoso sorriso d'assoluzione verso chi (folle stolto!) ha osato insinuare che dentro il PD ci siano correnti contrastanti.
Eccolo il vero guaio, il vero male del Partito Democratico. Il guaio non è che dentro il PD manchi soltanto una stanza con la targa "Scannatoio" affissa alla porta e adibita a risolvere le faide interne, il vero guaio è che stiamo ancora, nei press release televisivi, alle differenti sensibilità. Gli ultrà (101 dei quali con volto coperto) si prendono a sprangate nel retro della curva? Non c'è nessun diverbio, stanno soltanto esternando differenti sensibilità; poi di nuovo tutti insieme, o quasi, a fare il carosello sugli spalti.

È per questo che il PD come edificio serio sarà sempre in permanente crisi permanentemente negata. È per questo che il PD come baraccopoli di gente pronta a mettersi paraocchi e pezze al cervello pur di non rischiare le pezze al culo, godrà sempre di ottima, mefitica salute. Finché ci saranno nasini in grado di distinguere e apprezzare le varie, fumanti sensibilità di esalazioni, il Partito Democratico non lo ammazzerà mai nessuno, anzi ci seppellirà tutti.
I vertici del PD possono contare sul loro migliore alleato che, si stenta a crederlo, non è il PDL. Il migliore alleato del PD è chi ha interesse ad avere la memoria corta, chi ha interessi personali da far tutelare a un partito che ha consegnato l'idea di Sinistra a eleganti, moralistici, sensibili, faccendieri istituzionali, molti dei quali hanno ereditato dalla Democrazia Cristiana il testimone del sapersi sempre tenere a galla, anche a costo di galleggiare sulla merda. In fondo, se il PD continua a essere puntualmente criticato e poi puntualmente rivotato, di alcune privilegiate categorie sociali curerà pure gli interessi. L'ha capito anche Andreotti: ha deciso di poter morire perché ha visto che il suo lascito politico è in buone mani. Moriremo tutti democratici.

Infatti, se i vertici non si turano il naso, la base respira a pieni polmoni. Sempre La7, l'altro ieri a Piazza Pulita: qualcuno fa osservare a un giovane militante PD che invece di indignarsi allestendo #occupypd, all'indomani dell'elezione presidenziale, occorreva darsi una svegliata prima. "Dov'eravate prima delle elezioni?" è la domanda. Risposta: eravamo sul territorio a cercare di portare più voti possibili al partito, per vincere.
Già, infatti si è visto come sia vincente la strategia del Vale todo purché si vinca: valgono Primarie fuffa, Parlamentarie ridicole, listini bloccati. Varrà anche puntare su Renzi perché intercettare i voti della Destra fa meno schifo (ops, urta meno le sensibilità dei nasini democratici) che non allearsi al governo con la Destra.

Nella base del PD ci si tappa il naso prima, per evitare di fiutare il puzzo di carogna; dopo, invece, quando la carogna è servita in tavola, ognuno avvicina il naso per fiutare bene da vicino, per inspirare la propria dose di partito democratico. Ognuno secondo la propria, preziosa sensibilità.
E si scopre, che in fondo, a ben annusare, non è che il PD faccia poi così schifo. Si potrebbe, si saprebbe, ma di fatto non vale la pena mettere in atto la consapevolezza del cambiamento, abbandonando l'edificio pericolante.
Meglio continuare a stare tutti dentro una catapecchia comune, poiché certa gente sarà sempre più sensibile ai motivi del bene proprio per stare insieme, che non alle ragioni valide per mandarsi reciprocamente affanculo: "Noi affanculo di qua se voi affanculo di là, purché ognuno distintamente, responsabilmente affanculo in conto proprio", ognuno dalla propria parte, ognuno in un distinto partito.
Ah già, "affanculo" non si può dire, offenderebbe la sensibilità di convenienza dei Democratici, quella sensibilità che loro preferiscono la si chiami "per il bene del Paese".

K.

4 commenti:

  1. Tutto verissimo, sono anni ormai che la sinistra italiana mi fa personalmente più schifo della destra, almeno dalla seconda non mi aspetto sorprese, so chi sono e cosa dicono e comunque preferisco mille volte uno che ruba e cerca di far assolvere i ladri a uno che, rubando ugualmente, cerca di farmi credere che si sta preoccupando dei miei interessi e fa la morale a tutti.
    In questi ultimi anni la sinistra italiana non ha raccolto il voto di chi vuole cambiare qualcosa ma più che altro di bigotti bachettoni che si indignavano non per i furti legalizzati, per le indegne gstioni della cosa pubblica ma per le troie e i festini dei quali, francamente, non frega assolutamente nulla.
    L'Italia è e resta una terra di bigotti baciapile e purtroppo differntmente da quello che vorrebbero sostenere gli elettori PD lo sono molto più gli elettori di sinistra che non quelli di destra.
    Io spero sempre in una sana e violenta rivoluzione che ci dia la possibilità finalmente di scendere per le strade e sgozzare sti rifiuti umani facendoci un sano e catartico bagno nelle loro interiora.
    Quando sarà l'ora nessuna pietà come nella Russia dl 1917 o di qua o di la e chi è di la deve morire senza se e senza ma.
    Viva Robespierre.

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    1. In merito a rivoluzione e sgozzamenti in strada, sai bene che siamo su posizioni distanti, direi inconciliabili. (o, per dirla "elegantemente" con la Bonafè, abbiamo differenti sensibilità).
      Penso che i "fatti di violenza" siano sempre una sconfitta per tutti, a causa della testarda mancanza della "forza dei fatti". Purtroppo, chi ha o potrebbe avere il potere in una democrazia parlamentare non sta facendo niente per evitare che si vada in quella direzione.
      Spero non arrivi mai quell'ora, ma se dovesse arrivare di mio ho solo una certezza: non ci saranno tecnicamente né tempo né modo per dedicarsi a disquisire di "pietà" e di salvaguardia delle diverse "sensibilità".

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  2. Ti conosco come persona troppo erudita e intelligente per ignorare che nella storia dell'umanità i veri cambiamenti non sono mai stati pacifici.
    Chi ha vantaggio del perdurare di questa situazione non abbandonerà mai le sue posizioni se non con la forza.
    Negarlo significa negare diecimila anni di storia dell'umanità.
    Capisco si tratti di eventi traumatici e sicuramente non festosi ma converrai con me che, purtroppo, solo attraverso questi eventi può giungre un vero cambiamento.

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    1. La mia opinione è che nel passato le rivoluzioni vedevano parti sociali sottomesse ribellarsi a regime dittatoriali espliciti, fossero monarchie o dittature. È fin troppo evidente che la nostra democrazia parlamentare venga di fatto usata per perpetuare il dominio di una certa oligarchia su una maggioranza. Ma non ci vedo degli strumenti sbagliati, bensì un (ab)uso improprio degli stessi. Qua conta solo la personale, differente interpretazione che ognuno dà alle strutture di potere come mezzi per regolare la vita sociale. Io semplicemente reputo una sconfitta dover ricorrere a una rivoluzione con relativo spargimento di sangue e vite umane per sovvertire un regime di rappresentanza democratica e parlamentare, che offrirebbe i mezzi per entrare a cambiare i manovratori senza ricorrere alla forza bruta per sfasciare tutto. Anzi, temo che come passaggio inverso, una rivoluzione dentro un regime parlamentare possa facilmente sfociare nell'instaurarsi di una dittatura vera e propria. Può darsi sia inevitabile che accada questo, anche perché, come dici tu, purtroppo la Storia insegna che spesso i cambiamenti avvengono a strattoni e strappi traumatici e successive scosse di assestamento.
      Quella sopra è la mia morale, il mio punto di vista. Poi, non essendo un moralista, mica mi scandalizzo se di fatto si arrivasse al punto che prefiguri tu. Soprattutto, non mi darei certo pena per quelli che le randellate non hanno fatto nulla per scongiurarle, meritandosele. Mi spiace solo pensare che, spesso, anche nelle rivoluzioni, le randellate le prendono di più quelli che non c'entrano, mentre ai colpevoli capita di essere abbastanza scaltri per scansarle.
      Può mettere il cuore in pace a entrambi pensare che, se e quando dovrà accadere, accadrà senza chiederci il permesso. Accadrà e basta, come i terremoti che devastano e trasformano. Le rivoluzioni, in quanto tali, non amano essere addomesticate.
      Ciao :)

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