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giovedì 20 giugno 2013

I Grillini e i Cinquestelle

Fin da subito ho trovato antipatico l'utilizzo eccessivo del termine "grillino", adoperato dai media per indicare militanti ed elettori del Movimento Cinque Stelle. A volte veniva e viene fatto senza alcuna malizia, altre volte ho la sensazione che si cerchi di sminuire il valore di una scelta di voto e di impegno politico, riducendola alle dipendenze di un singolo individuo. Il termine "grillino" ho cercato di usarlo pochissimo, avendo in mente Beppe Grillo, sperando di averne abusato il meno possibile.

Dopo gli ultimi accadimenti, secondo me, occorre rendere più esplicita la distinzione che ho sempre avuto abbastanza chiara in testa, nel fare uso di certi termini.
elettore M5S, pentastellato, cinquestelle: per me indica chi ha dato fiducia e impegno nell'esperienza del Movimento Cinque Stelle. Tra elettori e militanti costituiscono svariati milioni di individui che è impossibile liquidare assommandoli in un'unica categoria dell'esistente. Hanno avuto e hanno le più svariate motivazioni a riporre fiducia nel M5S. Il voto al M5S continuo a ritenerlo tra le più sensate opzioni di voto alle politiche di febbraio.
grillino: per me (per il significato che io attribuisco al termine) è aggettivo, all'occorrenza sostantivato, collegato direttamente a Beppe Grillo. Per me "grillino" è chi tende a identificarsi in Beppe Grillo. In tal senso, essendo Giuseppe Piero Grillo detto Beppe un preciso, singolo individuo, caratterizzato da specifico, peculiare comportamento, un'eventuale critica prende più facilmente forma e messa a fuoco.

Essere elettore/simpatizzante del PD, del PDL, del M5S, equivale a parlare di contenitori generici: ogni contenitore ha dei limiti più o meno definiti, ma dentro quei limiti ognuno porta proprie specifiche aspettative originali e non del tutto sovrapponibili.
Essere invece "berlusconiani", "veltroniani", "dalemiani", "renziani", "grillini", nel bene o nel male, indica un legame più stretto di sintonia - nel modo di pensare, parlare e agire - con delle precise figure umane, riconoscendovisi con un buon grado d'empatia.

Rispetto agli altri, è sui "grillini" che occorre fare qualche considerazione, proprio in virtù di concetti originali e peculiari del Movimento Cinque Stelle: "uno vale uno" e "democrazia diretta dal basso".

L'infervorato dibattito sull'espulsione di Adele Gambaro dal gruppo senatoriale M5S, ha fatto emergere con evidenza che i "grillini" non soltanto si identificano in Beppe Grillo, ma, tout court, identificano in Beppe Grillo il Movimento Cinque Stelle. Perché, anche volendo accettare l'idea che ci fossero gli elementi per processare la Gambaro, secondo la regola comportamentale dell'"uno vale uno", ci sarebbero stati a maggior ragione elementi per processare Beppe Grillo.
Grillo diventa non processabile soltanto nel momento in cui si accetta l'equivalenza Grillo=M5S. Una tale elevazione a Grande Uno al riparo dalle regole alle quali devono sottostare i sottostanti, non ha nulla di grave. Anzi, nel PDL nessuno si sognerebbe di chiedere conto a Berlusconi del suo comportamento. Berlusconi è libero di fare ciò che vuole, infatti nel PDL nessuno pensa minimamente di proclamare un "uno vale uno" da cooperativa sociale, dentro il partito azienda del padre-padrone.

Sul ruolo di Beppe Grillo, per il bene del Movimento stesso, i militanti farebbero bene a chiederne delucidazioni. Che ci sia qualche "equivoco" (eufemismo) tra ciò che Beppe Grillo sia formalmente ovvero sostanzialmente per il M5S, se lo lascia sfuggire anche Marco Travaglio, in un articolo critico verso I grullini.
All'interno dell'elenco di critiche negative al M5S, Travaglio scrive: "Certo, affermare che il guaio del movimento fondato e portato al successo da Grillo è Grillo, è una fesseria." In pratica elenca i sintomi, ma, al contempo, con certezza dogmatica (tutta sua e dei "grillini") imprime un arbitrario "non luogo a procedere" d'indagine verso una possibile causa della malessere. Dentro un Movimento che si fa vanto dell'"uno vale uno" e del diritto/dovere di incontro/confronto di idee, è accettabile che chi solo ipotizzi di mettere in discussione un aspetto comportamentale di Uno più grande degli altri, venga preventivamente etichettato come fesso? Allora ciò conferma che è giusto espellere dal Movimento qualsiasi uno che non conta più un cazzo dal preciso istante in cui critica Grande Uno. Ma stride fortemente con lo spirito dell'"uno vale uno" orizzontale, secondo il quale nessuno è inutile e nessuno è indispensabile.

Qualche "grillino" potrebbe correttamente obiettare che Adele Gambaro non ha usato tempi e modi congrui per esternare dissenso critico. Ma bisogna andare cauti nel sollevare questa obiezione. Poiché, chi dimostra vista così acuta nell'individuare tracce di feci nella palla di fango che Adele Gambaro ha tirato a Beppe Grillo, con la stessa severità d'indagine (dopo aver richiesto nulla osta a Travaglio) va coerentemente constatato che Beppe Grillo ha tirato di rimando ad Adele Gambaro una palla di pura merda, ripiena di bulloni e scaglie di vetro. Infatti l'ha fatta fuori. L'unico modo per sottrarre Grillo alle critiche è collocarlo su un piedistallo, ritenendo fesso chi obietta che, nella regola dell'"uno vale uno", piedistalli non dovrebbero esisterne. Se si vuole usare un piedistallo, si organizza apertamente una struttura piramidale, solida, gerarchica, multilivello, partitica e si smette di parlare di movimento monolivello, equipotenziale, non strutturato ogni volta che torna comodo apparire "liquidi".

Sono queste, secondo me, le incoerenze che andrebbero risolte.
- Beppe Grillo è uno che vale uno dentro il Movimento, o vale più degli altri fino a diventare equiparabile al M5S stesso?
- Beppe Grillo è un Semplice Portavoce (quindi sostituibile) o un Capo Grande Uno inamovibile?
- perché Beppe Grillo può escludersi dal ruolo di parlamentare, ma al contempo andare in Parlamento a parlare in cattedra ai parlamentari M5S?
- perché Beppe Grillo non accetta di valere davvero uno dentro le istituzioni, come qualsiasi altro parlamentare, preferendo arrogarsi il diritto di valere "tanti indistinti consensi" parlando dal blog o dalle piazze?
- il blog di Beppe Grillo è organo di comunicazione del Movimento (quindi Grillo può pubblicare soltanto dopo preventiva autorizzazione degli eletti) o è blog personale di Beppe Grillo (quindi ogni volta che posta in libera iniziativa si rende processabile come la Gambaro allorché la offende pubblicamente, poiché il suo blog può essere liberamente letto da tanti quanti quelli che guardano un tg)?
- per "Rete" e "democrazia diretta" si intende l'ampia comunità che naviga su internet o soltanto gli iscritti al blog di Grillo?
- i responsi delle votazione della Rete esprimono "volontà della gente" e "consenso popolare", oppure sono l'espressione di voto di un'"oligarchia plebiscitaria"?

Ecco, dare risposta a certe domande aiuterebbe a capire quale piede si vuole tenere in quale scarpa, ma per farlo occorre rinunciare al comodo modello del qualunquismo, di volta in volta più comodo: quella è calzabilità di convenienza, la coerenza è ben altro, richiede misure precise e regole che valgono sempre e per tutti, a meno che non esistano eccezioni certificate o subentrino nuovi elementi nel contesto a motivare le modifiche.
E forse aiuterebbe a indagare apertamente il malessere (incomprensione) del Movimento, senza precludere nessuna direzione d'indagine, intelligente o "fessa" che la si voglia pre-giudicare.

titolo in home page di ieri sul Fatto Quotidiano

Tutto quanto sopra, soltanto nel caso che non debba valere per forza l'equivalenza elettoreM5S=grillino. Sarebbe comodo per alcuni, ma riduttivo per molti.

K.

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